Rembrandt-The Ascension (1636)
(Solemnity of the Ascension-Year A; This homily was given on May 24, 2020 in Rome, Italy; The original text in Italian is included; See Matthew 28:16-20)
We celebrate once again the Solemnity of the Ascension. Jesus is returning to the Father and we can imagine well the emotions and concerns of those first disciples.
The Gospel this weekend begins, “The eleven disciples went to Galilee, to the mountain to which he had ordered them” (Matthew 28:16). Galilee is the place where Christ had called His first disciples. It was there that they had seen Him perform miracles. They listened to Him teaching about the Kingdom of God in that place. Now He was going to leave them . . . in Galilee. Mysteriously, He had even indicated in the Gospel of St. John, “It is better for you that I go” (John 16:7). How is the Ascension better for us than if Jesus had remained?
In his book, “Jesus of Nazareth-Part Two: Holy Week,” Pope Emeritus Benedict XVI explains why the Ascension of Jesus is actually an expression of His closeness to them, and not His absence.
He refers to the beautiful story of the disciples in the storm on the Sea of Galilee (see Matthew 14:22-33; Mark 6:45-52, and John 6:15-21).
Jesus had just performed the miracle of the multiplication of the loaves, feeding 5,000 people. He sends the disciples before Him in the boat, while He goes up on the mountain to be alone in prayer with the Father. Suddenly the disciples encounter a storm; they are threatened and afraid. It seems that Jesus is far away and unable to help them.
“But because he is with the Father,” Benedict explains, “he sees them.” He is not separated from them. Because Jesus is with the Father on that mountain, He is even more available to these disciples.
Continuing his reflection, he says:
This is an image for the time of the Church—intended also for us. The Lord is “on the mountain” of the Father. Therefore he sees us. Therefore he can get into the boat of our life at any moment. Therefore we can always call on him; we can always be certain that he sees and hears us.
In our own day, too, the boat of the Church travels against the headwind of history through the turbulent ocean of time. Often it looks as if it is bound to sink. But the Lord is there, and he comes at the right moment. “I go away, and I will come to you”—that is the essence of Christian trust, the reason for our joy.
We can see this mystery at work all throughout the history of the Church. It is never our strength, our wisdom or our power that saves us. It is always God. The Ascension of Jesus that day in Galilee was the greatest thing that could have happened for those disciples. It is also a wonderful gift of God for us.
As we face so many challenges in the world, and in the Church, do we believe this? Do we believe that Christ is right now with the Father, and that He sees us through the eyes of the Father? Do we have faith that we are cared for at every moment of our lives?
Pope Francis, in his Urbi et Orbi Message and Extraordinary Moment of Prayer this past March, reflected on this same passage of the disciples in the storm at sea. He invited the Church, in this moment of trial that the world is facing amidst the pandemic of COVID-19, to place our faith and trust in God. Taking the words of our Lord from St. Mark’s Gospel, “Why are you afraid? Have you no faith?”, He said:
Faith begins when we realize we are in need of salvation. We are not self-sufficient; by ourselves we founder: we need the Lord, like ancient navigators needed the stars. Let us invite Jesus into the boats of our lives. Let us hand over our fears to him so that he can conquer them. Like the disciples, we will experience that with him on board there will be no shipwreck. Because this is God’s strength: turning to the good everything that happens to us, even the bad things. He brings serenity into our storms, because with God life never dies.
As we celebrate the Ascension, we thank God for His providence, His abundant care in our lives. We know that Jesus sees us with the eyes of the Father, and that He is ready to come to us at any moment. He comes to us now, in the Blessed Sacrament of the altar. May we never cease to welcome Him, to love Him and entrust our very lives to Him.
Testo Originale
Celebriamo ancora una volta la Solennità dell'Ascensione. Gesù sta tornando al Padre e possiamo ben immaginare le emozioni e le preoccupazioni di quei primi discepoli.
Il Vangelo inizia questo fine settimana: "Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato" (Matteo 28:16). La Galilea è il luogo dove Cristo aveva chiamato i suoi primi discepoli. È lì che lo avevano visto compiere miracoli. Lo ascoltavano mentre insegnavano il Regno di Dio in quel luogo. Ma ora, Egli stava per lasciarli . . . in Galilea. Misteriosamente, aveva indicato nel Vangelo di San Giovanni: "È bene per voi che io me ne vada" (Giovanni 16,7). In che modo l'Ascensione è migliore che se Gesù fosse rimasto?
Nel suo libro "Gesù di Nazaret -Seconda parte: Settimana Santa", Papa Benedetto XVI spiega perché l'Ascensione di Gesù è in realtà un'espressione della sua vicinanza a loro, e non il suo allontanamento.
Benedetto si riferisce alla bella storia dei discepoli nella tempesta sul mare di Galilea.
Gesù aveva appena compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani, nutrendo 5.000 persone. Egli manda i discepoli davanti a Lui nella barca, mentre sale sulla montagna per essere solo in preghiera con il Padre. Improvvisamente i discepoli incontrano una tempesta; sono minacciati e impauriti. Sembra che Gesù sia lontano e non sia in grado di aiutarli.
"Ma perché è con il Padre - spiega Benedetto - li vede". Li vede! Non è separato da loro. Poiché Gesù è con il Padre su quel monte, Lui è ancora più disponibile a questi discepoli.
Continuando la sua riflessione, dice:
Questa è un'immagine per il tempo della Chiesa, voluta anche per noi. Il Signore è "sul monte" del Padre. Per questo ci vede. Perciò può entrare nella barca della nostra vita in qualsiasi momento. Perciò noi possiamo sempre invocarlo, possiamo sempre essere certi che ci vede e ci ascolta.
Anche ai nostri giorni, la barca della Chiesa viaggia controvento della storia attraverso l'oceano turbolento del tempo. Spesso sembra destinata ad affondare. Ma il Signore è lì, e viene al momento giusto. "Vado via, e verrò da voi" - questa è l'essenza della fiducia cristiana, la ragione della nostra gioia.
Possiamo vedere questo mistero in tutta la storia della Chiesa. Non è mai la nostra forza, la nostra saggezza o la nostra potenza che ci salva. È sempre Dio. L'Ascensione di Gesù quel giorno in Galilea è stata la cosa più grande che potesse accadere a quei discepoli. È anche un meraviglioso dono di Dio per noi.
Mentre affrontiamo così tante sfide nel mondo e nella Chiesa, crediamo a questo? Crediamo che Cristo sia in questo momento con il Padre e che ci vede attraverso gli occhi del Padre? Abbiamo fede nel fatto che siamo assistiti in ogni momento della nostra vita?
Papa Francesco, nel suo Messaggio Urbi et Orbi e Momento Straordinario di Preghiera dello scorso marzo, ha spiegato su questo stesso passaggio dei discepoli nella tempesta in mare. Ha invitato la Chiesa, in questo momento di prova che il mondo sta affrontando in mezzo alla pandemia di COVID-19, a porre la nostra fede e la nostra fiducia in Dio.
Prendendo le parole di Gesù nel Vangelo di San Marco, "Perché avete paura? Non avete ancora fede?", Il Santo Padre disse:
L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.
Mentre celebriamo l'Ascensione, ringraziamo Dio per la sua provvidenza, per la sua abbondante cura nella nostra vita. Sappiamo che Gesù ci vede con gli occhi del Padre e che è pronto a venire da noi in ogni momento. Egli viene a noi ora, nel Santissimo Sacramento dell'altare. Che non smettiamo mai di accoglierlo, di amarlo e di affidare a Lui la nostra stessa vita.